Riceviamo questo comunicato inviatoci oggi da Legambiente e lo sottoponiamo all'attenzione dei nostri lettori sollecitando nel contempo un comunicato del nostro Sindaco circa l'avvenuta o meno firma dell'accordo tra alcuni comuni e Italcementi
DOPO ACCORDO
ITALCEMENTI CALUSCO
Apprendiamo
dalla stampa che sarebbe stato firmato un protocollo d’intesa tra alcuni comuni
e Italcementi in merito alla richiesta del cementificio di utilizzare come
combustibile il CSS al posto del PetCoke.
Abbiamo cercato
di leggere il testo con la massima tranquillità, senza pesare le dichiarazioni
di Agostino Rizzo - direttore tecnico Italia di Italcementi che con molta
leggerezza ha azzerato il senso della democrazia partecipativa degli ultimi
vent’anni.
Abbiamo cercato
all’interno del protocollo quegli elementi che ci saremmo aspettati da degli
enti locali attenti alla salute dei cittadini o da delle associazioni – come
Agenda XXI – che avrebbero nella partecipazione, condivisione e attenzione
all’ambiente il proprio senso.
Nulla di
tutto questo è riscontrabile in questa vicenda.
Il
direttore di Italcementi, con molta spocchia, ha seraficamente affermato di
“ritenere importante il rapporto con le amministrazioni, che promuovono e
difendono la tutela dell’ambiente e della salute”, sottolineando che “il
proprio interlocutore può essere solo chi rappresenta le comunità locali,
ovvero le amministrazioni elette dai cittadini e istituzionalmente legittimate
a rappresentare gli interessi di tutti i cittadini”. Tale cosa non risponde a
verità. Non tutte le amministrazioni e non tutti i cittadini sono d’interesse
per il dott. Rizzo, bensì solamente le amministrazioni che gli fanno comodo;
infatti alcuni comuni tra i più vicini e direttamente confinanti al
cementificio sono stati totalmente ignorati come interlocutori.
Ma la cosa
più sconcertante è riuscita ad ottenerla l’associazione Agenda XXI locale
Dalmine Zingonia Isola bergamasca; in pochi mesi ha letteralmente calpestato i
principi fondativi della carta di Aalborg ignorando il principio di
“…partecipazione al processo decisionale locale…” che è essenza stessa di un
processo di attuazione “Agenda 21”. Il tutto per compiacere ai desideri del
sindaco di Calusco tesi in tutt’altra direzione rispetto a quella della tutela
dell’ambiente e del territorio. Sembra quasi che gli amministratori che hanno
firmato questo accordo si siano dimenticati che la tutela della salute dei
cittadini sia una responsabilità primaria per un sindaco…
Questo
aspetto della vicenda è forse uno dei capitoli più brutti scritti delle
pubbliche amministrazioni bergamasche negli ultimi 20 anni.
Purtroppo
abbiamo avuto la sensazione che le logiche del profitto abbiano dominato
portando a rimandare sine die anche quegli impegni che Italcementi solo pochi
anni fa aveva sottoscritto e che ha, ad oggi, disatteso.
Una prova
di serietà da parte dell’azienda che lascia esterrefatti e che dovrebbe far
riflettere in vista delle nuove richieste.
Per parte
nostra non possiamo fare altro che inviare un ultimo accorato appello alla
Provincia di Bergamo ed alla sua struttura competente, affinché nel
procedimento autorizzativo inserisca una serie di prescrizioni per una
considerevole riduzione, senza se e senza ma, dell’impatto ambientale
dell’impianto di Calusco D’Adda. Ad oggi, gennaio 2016, indipendentemente dal
progetto presentato due anni or sono da Italcementi, riteniamo che l’attuale
cementificio, per come è configurato, abbia un impatto ambientale non più
ammissibile per il territorio circostante e per il contesto in cui è inserito.
Di seguito
riportiamo il minimo indispensabile in termini d’impegno cui l’azienda si deve
conformare sono sintetizzabili come segue:
1. Le
risposte della società ai nostri rilievi circa la riduzione dell’impatto
ambientale del cementificio sono a nostro avviso insufficienti e minimali.
Affidare ad una generica ottimizzazione del funzionamento del forno di cottura
del clinker in considerazione del fatto che con il CSS si possono ottenere
prestazioni più elevate con conseguente diminuzione progressiva delle emissioni
è alquanto deludente. Riteniamo che all’indomani della conferenza mondiale
COP21 di Parigi ed all’alba del 2016, non sia più accettabile, in vista di un
prolungamento delle autorizzazioni ambientali e quindi della previsione di vita
utile dell'impianto industriale, che le BAT non vengano applicate in
particolare per il parametro più critico, che sono i NOx. Quella dell'Isola
bergamasca è un’area anche più critica di quella dell’altro stabilimento
Italcementi (Mazzano Rezzato). Anche lì Italcementi si oppose duramente, ma
alla fine i comuni e i portatori d’interesse diffuso la spuntarono e ora
Italcementi va orgogliosa del suo stabilimento modello che non voleva fare. È
un risultato irrinunciabile, su cui noi come associazione ci siamo esposti
fortemente e non possiamo, oltre a non volerlo, retrocedere.
Riteniamo quindi imprescindibile un incisivo
intervento finalizzato all’abbattimento degli Ossidi di azoto (NOx) emessi dal
forno di cottura del clinker, attraverso l’installazione, a valle dell'attuale
DeNOx termico, di un impianto DeNOx catalitico. Le difficoltà e gli oneri economici sollevati dall’azienda in
sede di risposta sono deboli e non ci convincono. Il tema deve essere
affrontato seriamente, senza se e senza ma…, da subito.
2. Un intervento incisivo per
l’eliminazione/riduzione delle emissioni diffuse di polveri, responsabili
dell’esposizione dei lavoratori e dell’ambiente prossimo allo stabilimento è un
dovere morale e non più procrastinabile soprattutto nei seguenti aspetti:
-
movimentazione nel deposito del clinker
- perdite
di polvere dal forno di cottura del clinker
- mancanza
o inadeguatezza del sistema di aspirazione localizzata nella zona di carico del
cemento nelle autocisterne
3. La Prescrizione di un sistema di limiti
all’emissione con riduzione valori limite alla concentrazione massima degli
inquinanti emessi dal forno di cottura indipendentemente dall’impiego di
CSS o altro combustibile, ai livelli consentiti dall'applicazione delle BAT
espressi come flusso di massa annuo, basati sulla concentrazione media attesa a
seguito dell’applicazione del sistema SCR (es. NOx < 200 mg/Nm3S 10% O2;
polveri < 2 mg/Nm3S 10% O2, NH3 < 1 mg/Nm3 10% O2, TOC < 10 mg/Nm3S
10% O2, NH3 < 5 mg/Nm3S 10% O2, metalli tossici D.Lgs. 133/2005 <
0,05 mg/Nm3S 10% O2, PCDD/F < 0,05 ng/Nm3S 10% O2 comprensivi di PCB
dioxin like) con la riduzione anche delle emissioni di microinquinanti
organici. La riduzione dei valori limite alla concentrazione massima è un
elemento da perseguire considerato lo stretto rapporto direttamente
proporzionale tra questi valori e la salute pubblica della popolazione.
Irrinunciabile
anche l’attivazione di una procedura di monitoraggio, con cadenza mensile, dei
microinquinanti organici (in particolare gli organici alogenati, IPA) e
bimestrale per i metalli tossici.
4.
Limitazione dell'autorizzazione all'utilizzo delle tipologie di CSS con
contenuto di metalli tossici D.Lgs. 133/2005 inferiore o uguale a quello del
PetCoke (pesato rispetto al potere calorifico) al fine di non aumentare
l'emissione dei metalli tossici; con la stesura di procedure rigorose di
accettazione o restituzione del carico basate sui dati forniti dal fornitore
accompagnati da analisi della composizione su campioni rappresentativi: in sostanza i limiti emissivi del
cementificio devono essere equiparati a quelli di un impianto di incenerimento.
•
Introduzione della tracciabilità dei combustibili utilizzati (siano essi CDR,
CSS, coke di petrolio o petcoke ) dal produttore all’utilizzatore.
L’autorizzazione all’utilizzo del CSS non può prescindere dall’analisi di
disponibilità territoriale ovvero di un bacino predeterminato di produzione del
combustibile - non rifiuto.
•
Introduzione di procedure che indichino le modalità di gestione dei rifiuti
combustibili CSS che assicurino che l'aumento dei quantitativi utilizzati, in
sostituzione del PetCoke, non comporti aumento dell'inquinamento atmosferico:
•
Fissazione di limiti alla quantità oraria di CSS utilizzabili; i limiti saranno
espressi per ogni tipologia di RSS in relazione al tasso massimo di sostituzione
del fabbisogno termico attualmente soddisfatto interamente dal combustibile
solido PetCoke
• Vincolo
all'utilizzo di CSS disponibili nel bacino provinciale prima di poter accedere
a fornitura extra provinciali.
5. Italcementi S.p.A. ha sottoscritto una
convenzione con le amministrazioni comunali della zona, in data 04.05.2012,
finalizzata alla riattivazione dello scalo merci ferroviario interno
all’azienda. Allo stato attuale questi impegni non sono ancora attuati.
Riteniamo
che trasporto ferroviario sia d’importanza primaria per un Paese che punta a
migliorare la sua capacità produttiva e di coesione sociale ed è al contempo di
gran lunga maggiormente sostenibile dal punto di vista ambientale, rispetto al
trasporto su gomma.
Siamo
consapevoli che i rischi nello scenario attuale trasportistico di veder
arrugginire inutilizzati i binari nuovi. Quello scalo è però paradigmatico, non
è affare interno di Calusco: perché l’industrializzazione dell’Isola bergamasca
ha bisogno di moderni concetti di logistica ferroviaria, e il rischio è che
l’infrastruttura ferroviaria venga definitivamente relegata al solo trasporto
passeggeri disarmando completamente l’esercizio merci sulla tratta. La
logistica ferroviaria è al contrario uno snodo strategico di organizzazione
efficiente degli scambi di merce. Siamo anche consapevoli che nella
fattispecie, più che della ritrosia di Italcementi, siamo in ostaggio
dell’inefficienza dell’operatore cargo. Ma vorremmo fosse chiaro che questo
scalo merci non va valutato solo in termini di CO2 evitata o in riduzione
dell’incidentalità da traffico: la logistica ferroviaria è strategica di uno
“smart industry district” e Italcementi ne rappresenta la massa critica per la
direttrice Ponte Sa Pietro. Bisogna che lo scalo merci venga fatto. Va
coinvolta anche la Regione con accordi per assicurarne l’approvvigionamento
“Trenord Cargo”, o con altri operatori più competitivi “HUPAC, o DB, o
FFSCargo”.
Daniel Pezzotta -
Legambiente Lombardia
Coordinamento
Legambiente Circoli Bergamaschi