Il gruppo “Insieme per Villa d'Adda” è nato nel 1993 per libera iniziativa di un gruppo di cittadini provenienti da esperienze diverse (quasi per nessuno di tipo politico), ma con una comune volontà: mettere a disposizione un po' del proprio tempo e del proprio impegno a favore del paese.

Decisero di incontrarsi per analizzare la vita sociale e civile di Villa d'Adda e per elaborare insieme proposte che potessero migliorare il territorio e la convivenza della comunità. Furono incontri molto partecipati ed aperti a tutti senza nessuna preclusione: nel 1994 la decisione di stendere un programma e di costituire una lista civica che si potesse presentare alle elezioni comunali di quell'anno.

La lista “Insieme per Villa d'Adda” ottenne un ampio consenso da parte dei nostri concittadini e così anche nei due mandati successivi. Il gruppo che si presenta oggi agli elettori è composto solo in parte dalle persone che diedero origine a quest'esperienza: altre se ne sono aggiunte negli anni tra cui diversi giovani. Le persone sono cambiate ma i principi fondanti sono ancora gli stessi e vogliamo fermamente ribadirli oggi, nel momento in cui ci proponiamo ancora per un nuovo mandato amministrativo a servizio del nostro paese.

giovedì 21 gennaio 2016

Cementificio di Calusco

Riceviamo questo comunicato inviatoci oggi da Legambiente e lo sottoponiamo all'attenzione dei nostri lettori sollecitando nel contempo un comunicato  del nostro Sindaco circa l'avvenuta o meno firma dell'accordo tra alcuni comuni e Italcementi



DOPO ACCORDO ITALCEMENTI CALUSCO

Apprendiamo dalla stampa che sarebbe stato firmato un protocollo d’intesa tra alcuni comuni e Italcementi in merito alla richiesta del cementificio di utilizzare come combustibile il CSS al posto del PetCoke.
Abbiamo cercato di leggere il testo con la massima tranquillità, senza pesare le dichiarazioni di Agostino Rizzo - direttore tecnico Italia di Italcementi che con molta leggerezza ha azzerato il senso della democrazia partecipativa degli ultimi vent’anni.
Abbiamo cercato all’interno del protocollo quegli elementi che ci saremmo aspettati da degli enti locali attenti alla salute dei cittadini o da delle associazioni – come Agenda XXI – che avrebbero nella partecipazione, condivisione e attenzione all’ambiente il proprio senso.
Nulla di tutto questo è riscontrabile in questa vicenda.

Il direttore di Italcementi, con molta spocchia, ha seraficamente affermato di “ritenere importante il rapporto con le amministrazioni, che promuovono e difendono la tutela dell’ambiente e della salute”, sottolineando che “il proprio interlocutore può essere solo chi rappresenta le comunità locali, ovvero le amministrazioni elette dai cittadini e istituzionalmente legittimate a rappresentare gli interessi di tutti i cittadini”. Tale cosa non risponde a verità. Non tutte le amministrazioni e non tutti i cittadini sono d’interesse per il dott. Rizzo, bensì solamente le amministrazioni che gli fanno comodo; infatti alcuni comuni tra i più vicini e direttamente confinanti al cementificio sono stati totalmente ignorati come interlocutori.

Ma la cosa più sconcertante è riuscita ad ottenerla l’associazione Agenda XXI locale Dalmine Zingonia Isola bergamasca; in pochi mesi ha letteralmente calpestato i principi fondativi della carta di Aalborg ignorando il principio di “…partecipazione al processo decisionale locale…” che è essenza stessa di un processo di attuazione “Agenda 21”. Il tutto per compiacere ai desideri del sindaco di Calusco tesi in tutt’altra direzione rispetto a quella della tutela dell’ambiente e del territorio. Sembra quasi che gli amministratori che hanno firmato questo accordo si siano dimenticati che la tutela della salute dei cittadini sia una responsabilità primaria per un sindaco…
Questo aspetto della vicenda è forse uno dei capitoli più brutti scritti delle pubbliche amministrazioni bergamasche negli ultimi 20 anni.

Purtroppo abbiamo avuto la sensazione che le logiche del profitto abbiano dominato portando a rimandare sine die anche quegli impegni che Italcementi solo pochi anni fa aveva sottoscritto e che ha, ad oggi, disatteso.
Una prova di serietà da parte dell’azienda che lascia esterrefatti e che dovrebbe far riflettere in vista delle nuove richieste.
Per parte nostra non possiamo fare altro che inviare un ultimo accorato appello alla Provincia di Bergamo ed alla sua struttura competente, affinché nel procedimento autorizzativo inserisca una serie di prescrizioni per una considerevole riduzione, senza se e senza ma, dell’impatto ambientale dell’impianto di Calusco D’Adda. Ad oggi, gennaio 2016, indipendentemente dal progetto presentato due anni or sono da Italcementi, riteniamo che l’attuale cementificio, per come è configurato, abbia un impatto ambientale non più ammissibile per il territorio circostante e per il contesto in cui è inserito.

Di seguito riportiamo il minimo indispensabile in termini d’impegno cui l’azienda si deve conformare sono sintetizzabili come segue:

1. Le risposte della società ai nostri rilievi circa la riduzione dell’impatto ambientale del cementificio sono a nostro avviso insufficienti e minimali. Affidare ad una generica ottimizzazione del funzionamento del forno di cottura del clinker in considerazione del fatto che con il CSS si possono ottenere prestazioni più elevate con conseguente diminuzione progressiva delle emissioni è alquanto deludente. Riteniamo che all’indomani della conferenza mondiale COP21 di Parigi ed all’alba del 2016, non sia più accettabile, in vista di un prolungamento delle autorizzazioni ambientali e quindi della previsione di vita utile dell'impianto industriale, che le BAT non vengano applicate in particolare per il parametro più critico, che sono i NOx. Quella dell'Isola bergamasca è un’area anche più critica di quella dell’altro stabilimento Italcementi (Mazzano Rezzato). Anche lì Italcementi si oppose duramente, ma alla fine i comuni e i portatori d’interesse diffuso la spuntarono e ora Italcementi va orgogliosa del suo stabilimento modello che non voleva fare. È un risultato irrinunciabile, su cui noi come associazione ci siamo esposti fortemente e non possiamo, oltre a non volerlo, retrocedere.
Riteniamo quindi imprescindibile un incisivo intervento finalizzato all’abbattimento degli Ossidi di azoto (NOx) emessi dal forno di cottura del clinker, attraverso l’installazione, a valle dell'attuale DeNOx termico, di un impianto DeNOx catalitico. Le difficoltà e gli oneri economici sollevati dall’azienda in sede di risposta sono deboli e non ci convincono. Il tema deve essere affrontato seriamente, senza se e senza ma…, da subito.

2. Un intervento incisivo per l’eliminazione/riduzione delle emissioni diffuse di polveri, responsabili dell’esposizione dei lavoratori e dell’ambiente prossimo allo stabilimento è un dovere morale e non più procrastinabile soprattutto nei seguenti aspetti:
- movimentazione nel deposito del clinker
- perdite di polvere dal forno di cottura del clinker
- mancanza o inadeguatezza del sistema di aspirazione localizzata nella zona di carico del cemento nelle autocisterne

3. La Prescrizione di un sistema di limiti all’emissione con riduzione valori limite alla concentrazione massima degli inquinanti emessi dal forno di cottura indipendentemente dall’impiego di CSS o altro combustibile, ai livelli consentiti dall'applicazione delle BAT espressi come flusso di massa annuo, basati sulla concentrazione media attesa a seguito dell’applicazione del sistema SCR (es. NOx < 200 mg/Nm3S 10% O2; polveri < 2 mg/Nm3S 10% O2, NH3 < 1 mg/Nm3 10% O2, TOC < 10 mg/Nm3S 10% O2, NH3  < 5 mg/Nm3S 10% O2, metalli tossici D.Lgs. 133/2005 < 0,05 mg/Nm3S 10% O2, PCDD/F < 0,05 ng/Nm3S 10% O2 comprensivi di  PCB dioxin like) con la riduzione anche delle emissioni di microinquinanti organici. La riduzione dei valori limite alla concentrazione massima è un elemento da perseguire considerato lo stretto rapporto direttamente proporzionale tra questi valori e la salute pubblica della popolazione.
Irrinunciabile anche l’attivazione di una procedura di monitoraggio, con cadenza mensile, dei microinquinanti organici (in particolare gli organici alogenati, IPA) e bimestrale per i metalli tossici.

4. Limitazione dell'autorizzazione all'utilizzo delle tipologie di CSS con contenuto di metalli tossici D.Lgs. 133/2005 inferiore o uguale a quello del PetCoke (pesato rispetto al potere calorifico) al fine di non aumentare l'emissione dei metalli tossici; con la stesura di procedure rigorose di accettazione o restituzione del carico basate sui dati forniti dal fornitore accompagnati da analisi della composizione su campioni rappresentativi: in sostanza i limiti emissivi del cementificio devono essere equiparati a quelli di un impianto di incenerimento.
• Introduzione della tracciabilità dei combustibili utilizzati (siano essi CDR, CSS, coke di petrolio o petcoke ) dal produttore all’utilizzatore. L’autorizzazione all’utilizzo del CSS non può prescindere dall’analisi di disponibilità territoriale ovvero di un bacino predeterminato di produzione del combustibile - non rifiuto.
• Introduzione di procedure che indichino le modalità di gestione dei rifiuti combustibili CSS che assicurino che l'aumento dei quantitativi utilizzati, in sostituzione del PetCoke, non comporti aumento dell'inquinamento atmosferico:
• Fissazione di limiti alla quantità oraria di CSS utilizzabili; i limiti saranno espressi per ogni tipologia di RSS in relazione al tasso massimo di sostituzione del fabbisogno termico attualmente soddisfatto interamente dal combustibile solido PetCoke
• Vincolo all'utilizzo di CSS disponibili nel bacino provinciale prima di poter accedere a fornitura extra provinciali.

5. Italcementi S.p.A. ha sottoscritto una convenzione con le amministrazioni comunali della zona, in data 04.05.2012, finalizzata alla riattivazione dello scalo merci ferroviario interno all’azienda. Allo stato attuale questi impegni non sono ancora attuati.
Riteniamo che trasporto ferroviario sia d’importanza primaria per un Paese che punta a migliorare la sua capacità produttiva e di coesione sociale ed è al contempo di gran lunga maggiormente sostenibile dal punto di vista ambientale, rispetto al trasporto su gomma.
Siamo consapevoli che i rischi nello scenario attuale trasportistico di veder arrugginire inutilizzati i binari nuovi. Quello scalo è però paradigmatico, non è affare interno di Calusco: perché l’industrializzazione dell’Isola bergamasca ha bisogno di moderni concetti di logistica ferroviaria, e il rischio è che l’infrastruttura ferroviaria venga definitivamente relegata al solo trasporto passeggeri disarmando completamente l’esercizio merci sulla tratta. La logistica ferroviaria è al contrario uno snodo strategico di organizzazione efficiente degli scambi di merce. Siamo anche consapevoli che nella fattispecie, più che della ritrosia di Italcementi, siamo in ostaggio dell’inefficienza dell’operatore cargo. Ma vorremmo fosse chiaro che questo scalo merci non va valutato solo in termini di CO2 evitata o in riduzione dell’incidentalità da traffico: la logistica ferroviaria è strategica di uno “smart industry district” e Italcementi ne rappresenta la massa critica per la direttrice Ponte Sa Pietro. Bisogna che lo scalo merci venga fatto. Va coinvolta anche la Regione con accordi per assicurarne l’approvvigionamento “Trenord Cargo”, o con altri operatori più competitivi “HUPAC, o DB, o FFSCargo”.


Daniel Pezzotta - Legambiente Lombardia
Coordinamento Legambiente Circoli Bergamaschi

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