Il gruppo “Insieme per Villa d'Adda” è nato nel 1993 per libera iniziativa di un gruppo di cittadini provenienti da esperienze diverse (quasi per nessuno di tipo politico), ma con una comune volontà: mettere a disposizione un po' del proprio tempo e del proprio impegno a favore del paese.

Decisero di incontrarsi per analizzare la vita sociale e civile di Villa d'Adda e per elaborare insieme proposte che potessero migliorare il territorio e la convivenza della comunità. Furono incontri molto partecipati ed aperti a tutti senza nessuna preclusione: nel 1994 la decisione di stendere un programma e di costituire una lista civica che si potesse presentare alle elezioni comunali di quell'anno.

La lista “Insieme per Villa d'Adda” ottenne un ampio consenso da parte dei nostri concittadini e così anche nei due mandati successivi. Il gruppo che si presenta oggi agli elettori è composto solo in parte dalle persone che diedero origine a quest'esperienza: altre se ne sono aggiunte negli anni tra cui diversi giovani. Le persone sono cambiate ma i principi fondanti sono ancora gli stessi e vogliamo fermamente ribadirli oggi, nel momento in cui ci proponiamo ancora per un nuovo mandato amministrativo a servizio del nostro paese.

giovedì 21 febbraio 2013

Le gestioni associate: un'opportunità da non sottovalutare

Pubblichiamo un'analisi a cura di Luigi D’Ambrosio (nella foto), già vicesindaco e colonna storica del gruppo “Insieme per Villa d’Adda”, sul tema dell'unificazione di servizi imposta ai Comuni. Buona lettura



Nel 2010 è stata emanata la legge che obbliga i Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti a costituire la  gestione associata di almeno tre funzioni fondamentali tra quelle individuate dalla stessa normativa. Significa in soldoni che paesi medio-piccoli sono tenuti a far fronte comune unificando servizi come ad esempio la Polizia locale, i Tributi, la Protezione civile e via dicendo.

In ottemperanza a questa disposizione l’Amministrazione di Villa d’Adda ha sottoposto al Consiglio comunale, che le ha approvate (contraria la minoranza), tre convenzioni con il Comune di Carvico con le quali i due Municipi integrano: la gestione dei servizi generali comunali incluso il trasporto pubblico comunale (capofila Carvico), la Protezione civile (capofila Villa d’Adda) e la riscossione dei tributi relativi alla raccolta dei rifiuti (capofila Carvico).


Dette convenzioni hanno per dichiarata finalità il miglioramento della qualità dei servizi, il contenimento dei costi di gestione, l’avvio ed il rafforzamento della concertazione territoriale. Le amministrazioni interessate definiranno nel dettaglio le modalità operative di ciascuna convenzione cui seguirà l’avvio effettivo delle gestioni associate. 
Quanto sopra è giusto lo spunto per alcune riflessioni più generali.
Molte Amministrazioni locali sono giunte a questo appuntamento - consorziarsi per erogare in comune taluni servizi - quasi allo scadere dei termini di legge, indice molto probabilmente che ciò non sia stato tanto la conseguenza di un disegno strategico condiviso dai più, quanto di un obbligo imposto.


La quadratura dei bilanci comunali dei prossimi anni, soprattutto per i Comuni che non possono giovarsi di cospicue entrate da attività sul territorio come industrie e/o centri commerciali, si presenta ancor più problematica che in passato anche per via delle nuove regole di bilancio che impongono ai Comuni ulteriori limitazione di spesa. Se fino ad ora taluni Comuni hanno potuto ovviare alle minori disponibilità deprimendo servizi apparentemente non essenziali, come per esempio gli “investimenti” in cultura, questa volta potrebbero trovarsi seriamente davanti a scelte ingrate, in primis la riduzione dei servizi stessi e l'aumento delle tariffe.
Già da decenni erano presenti norme legislative, largamente snobbate, che incoraggiavano con incentivi le unioni volontarie tra Comuni; altre norme un po’ più recenti hanno tolto ai Comuni l’esercizio diretto di attività “industriali” (cicli dell’acqua, distribuzione e vendita metano) obbligandoli a partecipare ad aziende di impostazione imprenditoriale, ancorché pubbliche, per garantire servizi efficienti ed investimenti adeguati.  

E’ significativo che ora la legge, intendendo creare le condizioni per la riduzione dei costi delle amministrazioni locali, abbia introdotto l’obbligo di realizzare gestioni associate di servizi prettamente comunali costringendo così gli Amministratori sulla via delle razionalizzazioni territoriali; infatti, nonostante gli avvenuti tagli ai trasferimenti dallo Stato ai Comuni, gli Amministratori, tranne eccezioni, sono per lo più rimasti trincerati  nei confini dei propri limiti amministrativi anziché perseguire la realizzazione di entità di  servizio integrate, al servizio di bacini di utenza ottimali.


Non sarà probabilmente estraneo a questo ritardo il fatto che, soprattutto nei Comuni minori, gli amministratori, senza assolutamente togliere nulla ai loro meriti specifici per cui sono stati eletti dai cittadini, raramente abbiano le competenze professionali per gestire progetti di integrazione delle funzioni e dei processi. Il risultato dell’integrazione devono essere entità di servizio stabili, che sappiano evolvere in modo omogeneo secondo le necessità e gli obiettivi, indipendentemente dall’avvicendarsi delle singole amministrazioni in questo o quel Comune, dalle differenti colorazioni politiche, dalle ambizioni di preminenza di questo o quel Comune.


E’ necessario che ogni amministratore pubblico sia convinto dell’utilità di cedere un po’ della propria autonomia gestionale condividendola pariteticamente con gli altri amministratori indipendentemente dai colori politici del momento, che sembra spesso essere invece fonte di turbolenza o una discriminante nella inclusione o esclusione di questo o quel Comune.    
Gli amministratori devono convincersi seriamente che è tempo di rivisitare insieme l’impianto organizzativo dei piccoli Comuni in relazione al territorio per identificare attraverso un processo analitico e di prospettiva tutti i servizi la cui integrazione sia in grado di realizzare economie di scala e arricchimento di contenuti e qualità e, dove necessario, assicurare una più omogenea fruizione. Una opportunità, in definitiva, per dare ai propri cittadini un’amministrazione pubblica moderna ed efficiente come sicuramente essi stessi vorrebbero fosse.


Compito non facile, non delegabile ai propri funzionari, che richiede per la sua complessità il supporto di professionisti della consulenza organizzativa e di implementazione progettuale.
Ovviamente il tutto non dipende dalla propensione e volontà di un singolo sindaco … e qui sta il difficile.

Una alternativa da non sottovalutare potrebbe essere che, ove non fossero raggiunti obiettivi di stabilità, costo, omogeneità e qualità, emerga la necessità di una ulteriore spinta coercitiva per la quale taluni servizi sarebbero riorganizzati ad un livello superiore (Provincia per esempio)  tenendo ben distinte le attività lontane dal cittadino (cosiddette attività di back office) e quelle di relazione ed erogazione agli utenti locali; le prime sarebbero integrate nel livello organizzativo superiore prima indicato, mentre le seconde sarebbero distribuite localmente secondo le necessità contingenti.  



A questo punto sarebbe anche utile mettere in fila la sequenza delle fasi progettuali e delle attività proprie di ciascuna fase  attraverso le quali si può ragionevolmente giungere ad una integrazione territoriale dei servizi, ma mi limiterò a mettere in evidenza quella che in assoluto è  la prima e più importante:  costruire le condizioni culturali per cui la prospettiva di integrazione sia compresa, condivisa e supportata da tutti gli amministratori pubblici.
Luigi D'Ambrosio

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